Parte importante nella vita aeronautica dell’Atlantic del 41° Stormo hanno avuto i componenti delle linee di volo.
Uomini e donne che in silenzio, ma sempre più in maniera efficace, permettono giornalmente che un velivolo vada in volo, ma soprattutto porti a casa il pilota, l’equipaggio, dopo che questi hanno portato a termine la missione a loro assegnata.
Ogni linea di volo ha il proprio nome in codice, che viene usato anche durante le trasmissioni radio; all’Atlantic di Sigonella è stato scelto di accomunare gli specialisti di linea con il “Lupo”, un animale forte, presente sia nel vecchio che nel nuovo mondo, sociale, rispettato da tutti.
Così, la storia racconta che, solitamente il lupo “Alfa” era identificato nel Capo linea, il quale si avvaleva dei subordinati “beta” e “omega”. Solitamente la “famiglia dei lupi era composta da 11-13 componenti. Do
po qualche anno, dalla famiglia di origine si sganciano altri lupi, che da beta o omega diventano alfa, formando un nuovo branco. Quando un lupo andava via, ne veniva adottato un altro, purché questo non infastidisse il lupo alfa.
Se il lupo ululava per radunare un branco, o per comunicare a lunga distanza, il Capo Linea usava la radio.
Il lavoro dei lupi era organizzato in modo continuo, affinché venisse assicurato sempre il servizio di allarme e quando un velivolo andava fuori sede per più giorni, veniva fuori il carattere sociale dei lupi. Essi infatti, come il loro sinonimo animale, si organizzavano affinché tutto andasse a buon fine, che fossero al Polo Nord o sotto l’Equatore, in Africa o in Asia, nel bel mezzo dell’Oceano Indiano o al centro dell’Oceano Atlantico. Il lupo “Alfa – Capo Linea” si interfacciava con il più anziano tra i componenti l’equipaggio, o con il Capo Equipaggio o addirittura con il Capo Delegazione, per organizzare in primo luogo la logistica e ogni cosa necessaria per il buon esito della missione. Come in base, quando fuori sede, il personale di Linea si prodigava per condividere il pasto con l’equipaggio, secondo gli usi e costumi siciliani, ed in particolare alla fine di una lunga missione di volo.
In questo contesto, poteva “spiccare” il rapporto di parentela tra membri del Gruppo di Volo appartenenti alla stessa famiglia: prima padre e figlio, poi fratelli, o addirittura gemelli. Questi ultimi, conosciuti in tutto lo Stormo, ma anche fuori, sono i gemelli Praticò. Arruolati negli anni ottanta, se Pietro è arrivato subito dopo la scuola all’88° Gruppo, il fratello, Emanuele, lo ha raggiunto 15 anni dopo, successivamente ad una formativa esperienza presso l’11° Reparto Manutenzione Velivoli, dove è addirittura diventato Capo Ispezione.
Molto simili tra loro, corre l’obbligo di raccontare quanto accaduto con un Capo Equipaggio che, al rientro dal volo operativo, si rivolgeva a Pietro con la frase “…come discusso stamattina…”, Pietro lo interruppe con la frase “… mi scusi, ma sta mattina ha parlato con mio fratello…”, alla quale il C.E. risponde: “Ecco, solita frase dei gemelli, nascondersi dietro il fratello”. Dopo avergli dimostrato che era come dicevo io, mi raccontava un aneddoto successogli qualche tempo prima: passeggiando per Catania, riconosce davanti a lui un compagno di scuola, al quale gli rivolge uno scappellotto. Questo si gira arrabbiato per quanto successo, Lui riconosce di aver fatto un errore e si scusa; capisce però che anche il suo ex compagno di classe aveva un gemello, che lui aveva conosciuto poco prima, e anche quest’ultimo con stessa caratteristica dell’altro: balbuziente.
Testo : Primo Luogotenente Pietro Giovanni PRATICO’, in servizio al 41° Stormo Antisom di Sigonella